Solidarietà al Movimento Disoccupati e Disoccupate 7 Novembre

Da sempre chi governa considera come criminale e delinquente chiunque gli si opponga. Lo Stato in cui viviamo ci pone in una condizione di guerra permanente, in cui chi non si schiera dalla parte di chi governa è immediatamente consideratx unx avversarix, unx nemicx. Poco importano le ragioni e le condizioni che ci spingono a lottarecondizioni di oppressione e sfruttamento prodotte da capitalismo, razzismo, sessismo, la distruzione e devastazione dei territori, la violenza quotidiana, le stragi. 

Per scoraggiare ogni tentativo di lotta di chi si oppone a tutto ciò, tribunali e questure ricorrono spesso a misure preventive, basate su giudizi di una presunta ‘pericolosità sociale’. Mentre la pena deriva dal presupposto della colpevolezza, le misure di prevenzione si basano sull’idea che il soggetto a cui vengono imposte potrebbe potenzialmente commettere dei reati. È chiaro che chiunque sia presente nelle lotte contro il presente stato di cose può essere consideratx socialmente pericolosx

La pericolosità che si attribuisce è una categoria estremamente vaga, basata su comportamenti e frequentazioni che vengono arbitrariamente considerate rivelatrici di condotte che minacciano l’ordine pubblico. Giudici e polizia credono che queste misure possano intimorire chi si oppone loro, mettendo in crisi la 'pace sociale' che altro non è che la difesa dei loro interessi. Non solo, sperano di dissuadere sempre più persone dal lottare per rovesciare la situazione di oppressione in cui ci costringono, facendone un monito per chiunque avesse intenzione di farlo. Non è così, il risultato è solo che la nostra rabbia diventa più grande e più forte la nostra determinazione. 

Gli avvisi orali che sono stati recapitati ad alcune compagne e compagni del movimento dei Disoccupati e delle disoccupate 7 Novembre rispondono a questa logica intimidatoria e lombrosiana. 

Gli ultimi due anni hanno reso ancora più evidenti le contraddizioni che reggono l’attuale ordine sociale, spingendo lo Stato a servirsi del proprio arsenale repressivo contro chi ha messo in evidenza queste crepe. Solo negli ultimi sei mesi diverse misure preventive sono state richieste per compagne e compagni che dal marzo 2020 si ribellano con ancora più determinazione contro lo Stato e le sue emanazioni. Ad agosto del 2021 un compagno di Torino si è visto comminare una misura di sorveglianza speciale per la sua presenza nelle lotte anticarcerarie e per le posizioni espresse nei propri scritti. Nel luglio 2021 il tribunale di Bologna si è espresso sulla sorveglianza speciale con obbligo di dimora richiesta per alcune compagne/i che hanno portato solidarietà a chi si è rivoltatx in carcere durante il primo lockdown. A Firenze, nell'aprile dello scorso anno, il tribunale ha formulato una richiesta di sorveglianza speciale per una compagna a seguito dei fatti del 30 ottobre 2020, quando migliaia di persone si rivoltarono contro le misure insensate del governo. A queste si aggiungono negli ultimi mesi altre 4 richieste a Cagliari e 2 a Genova, di cui una attiva. A Dicembre la questura di Cosenza ha richiesto due misure di sorveglianza speciale per un compagno e una compagna attivx nel movimento per la casa e nelle lotte studentesche. Per non parlare delle altre misure preventive recapitate a compagnx presentx nelle lotte sul lavoro e nei picchetti nel nord e centro italia negli ultimi due anni: fogli di via, divieti di dimora, tutti basati sulla medesima presunzione di pericolosità sociale.

Risulta evidente che nella situazione di sempre maggiore controllo in cui ci troviamo, non c’è spazio per chi vuole portare una critica diretta alle sue strutture di oppressione, per chi vuole provare a immaginare e costruire altre dimensioni possibili, fuori e contro lo Stato.




Contro la propaganda dello Stato che vorrebbe mettere a tacere ogni forma di resistenza e screditare chi lotta agitando spauracchi di presunti agitatori, ribadiamo con forza il nostro rifiuto della pace sociale che ci propinano. Una pace basata sull’annientamento di moltx a profitto di pochx, sulla devastazione dei territori e la militarizzazione delle città. Le misure repressive non distruggono la lotta, ma rinsaldano i nostri legami di  solidarietà, ci spingono a lottare più forte. 




Solidarieta alle disoccupate e ai disoccupati 7 novembre, solidarietà a chi si ribella e lotta!
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